giovedì 23 settembre 2010

Perché vado a scuola?

Questa mattina in terza, una classe nuova, dicevo: "Io in questi primi giorni mi sono presentato, ho detto chi sono, cosa desidero, che cosa è per me la scuola, perché ogni mattina vengo in classe, ora ditemi voi chi siete, cosa desiderate, perché venite qui ogni mattina". Ne è nato un dialogo molto interessante.
Dapprima la solita risposta: "Vengo qui col desiderio di finire questa scuola". Io ho detto: "Classico ragionamento da vecchio, tipo: mi manca solo un anno per andare in pensione, speriamo che passi presto".
Una ha aggiunto: "Io vengo qui per imparare cose nuove e per instaurare un rapporto migliore con le mie compagne".
Io le ho detto: "Noemi, ma sei sicura che è tutto qui? Che i tuoi desideri finiscono qui?". "No prof ce ne sono altri".
Allora io le ho risposto: "Provo a indovinare. Sono sicuro che negli ultimi anni della tua vita sono sorte in te delle grosse domande, che da bambina e da ragazzina non ti sognavi. Tu vieni qui perché speri di trovare risposta a queste domande.
E' venuto il momento di venire a scuola diversamente, il motivo è totalmente diverso da prima: tu vieni a scuola perché ti interessa te stessa, la tua vita, le risposte alla tua vita". Commento: "Ma è la prima volta che un prof si interessa a me, alla mia vita, non sono abituata a venire a scuola per questo".
A questo punto interviene Alice, una compagna:" E' vero prof da un po' di tempo mi pongo delle domande che non mi facevo prima, quelle che credo si facciano tutti: da dove viene la mia vita? Dove va a finire? Perché esisto? Ma vede il problema è che io penso che non sia possibile trovare una risposta a queste domande, sono domande difficili, complesse".
Io le ho risposto: "La cosa importante in quel che hai detto è quel verbo che hai usato: penso che non ci siano risposte. Questo significa che tu lasci aperta una possibilità, non parti dal negativo, dal fatto che sei sicura che non esistano risposte.
Io non ti voglio dire le mie risposte, non voglio che tu la pensi come me, tu devi rispondere alle tue domande, io vorrei aiutarti a scoprire come rispondere, quale metodo, quale strada occorre seguire per rispondere. Tu sei disposta a fare questo cammino insieme?".
Risposta: "Sì, certamente. Il problema è che non so se sono pronta ad affrontare questo cammino, perché da poco mi sono posta queste domande, poi sono molto giovane". Interviene una compagna che osserva: "Non è questione di età, ma se tu ci tieni o no, in questo caso è sempre l'età giusta". Interviene un'altra compagna: "Anch'io da un po' di tempo mi sono posta quelle domande, ma nella mia testa regna una grande confusione, ci vorrebbe proprio qualcuno che mi desse l'input, la spinta per iniziare questa ricerca e fosse disposto a iniziare questo cammino con me, facendomi da guida, in mezzo a tanta confusione".
Come diceva sempre il don Gius, come ripete P. Aldo, tutti si pongono le grandi domande della vita, il problema è che incontrino qualcuno che si interessi alla loro vita, che li prenda sul serio, che sia disposto ad ascoltarli, disponibile a iniziare con loro un cammino investendo con queste domande tutto: i rapporti, quel che si dice, quel che accade, quel che si studia.
Dicevo loro: "Dobbiamo farci una promessa: da questo momento qualunque cosa accada, qualunque cosa ci diciamo, leggiamo, studiano, dobbiamo chiederci: "Cosa c'entra con la mia vita, con le domande della mia vita? Dietro una poesia, dietro un quadro ci sta l'umanità di chi l'ha scritta o di chi l'ha dipinto, dobbiamo aiutarci a capire cosa dice quell'uomo della sua umanità attraverso quel testo, quel quadro e dobbiamo giudicarlo chiedendoci sempre: cosa dice a me? Cosa dice al mio cuore, alle mie esigenze, alle mie domande? Questo è fare scuola".

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